25.01.20 – Ricatto occupazionale, inchieste della magistratura, quote di milioni di Euro non ancora versate allo Stato per l’operazione di acquisizione della Tirrenia: sono tutti segnali che ormai da tempo hanno messo in allerta i lavoratori in primo luogo e certamente investitori titolari di crediti nei confornti del Gruppo Onorato e infine il Governo.
Ricordiamo che la tensione fra lo Stato e il Gruppo Onorato si è alzata in seguito all’annuncio del Governo di non rinnovare a Tirrenia la concessione per il servizio pubblico di continuità territoriale con le isole.
I sindacati dei lavoratori tengono alta l’attenzione sul piano industriale, voluto dal gruppo Onorato e annunciato sin dalla fine 2019, di ottimizzazione delle risorse, che, nei suoi risvolti pratici, porterà alla chiusura della sede di Cagliari e di quella storica di Napoli con l’insopportabile ricatto per i dipendenti di quelle sedi di dover stravolgere le loro vite e accettare il trasferimento forzato verso le sedi di Milano, Livorno e Porto Ferraio pur di non perdere il loro posto di lavoro.
Scenario molto più grave si apre per i marittimi imbarcati, circa 1000 della Tirrenia/Cin, che rischiano di restare a terra senza alternative se effettivamente la concessione con lo Stato non sarà rinnovata.
Pertanto forti segnali di preoccupazione per l’intero sistema portuale sono palpabili da lungo tempo ormai e la crisi della Compagnia del Gruppo Onorato sta già concretamente investendo le realtà portuali nelle quali opera dato che, a quanto si apprende (https://www.unidos.io/onorato-chiude-la-sede-di-cagliari-e-si-dimentica-di-pagare-400-mila-euro-a-piloti-e-ormeggiatori-2/ ), è già da settembre 2019 che risultano inevase per 400.000 euro le fatture per i servizi di pilotaggio e ormeggio dei Porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres.
L’articolo, pubblicato sul sito Unidos.Io il 22 gennaio, ha evidentemente sottolineato la gravità dell’informazione ricevuta dato che – leggiamo – “ad essere messo in crisi dal mancato introito del 70% del propio bilancio è l’intero sistema portuale sardo”.
FedePiloti e Angopi, tuttavia, si sono affrettati a prendere le distanze dalla notizia pubblicata sul Sito Unidos.IO e hanno affidato le loro puntualizzazioni ad un comunicato stampa del quale riportiamo il contenuto : «In merito alla nota pubblicata ieri sul sito Unidos.Io, che riporta crediti esigibili da piloti ed ormeggiatori della Sardegna, le Associazioni nazionali di riferimento, rispettivamente FEDEPILOTI (Federazione Italiana Piloti dei Porti) ed ANGOPI – Associazione Nazionale Gruppi Ormeggiatori e barcaioli Porti Italiani, chiariscono che i dati diffusi non corrispondono a quelli in loro possesso.
L’attuale situazione economico finanziaria del Gruppo Onorato Armatori – CIN (ex Tirrenia), storicamente attento nella gestione dei corrispettivi dei servizi tecnico nautici, correttamente descritti nella nota come presidio imprescindibile di sicurezza nei porti, è sicuramente attenzionata, ma si confida, attraverso il dialogo, mai venuto meno, di potere dare in breve adeguate risposte agli associati». [https://www.corrieremarittimo.it/ports/piloti-e-ormeggiatori-prendono-le-distanze-dalla-notizia-apparsa-sul-sito-di-unidos-io-crediti-esigibili-in-sardegna/ ]
Pertanto – leggiamo – che FedePiloti sta seguendo con attenzione la situazione del pagamento dei corrispettivi maturati dai Piloti di Cagliari – Olbia e Porto Torres, e che mantiene una comunicazione costante con la Compagnia di Navigazione.
A questo punto è ovvio, quasi matematico, che FedePiloti sappia se i suoi Piloti di Cagliari Olbia e Porto Torres siano pagati o meno.
E dunque davvero non ci spieghiamo la lettera – Protocollo nr 37 – datata 24 gennaio 2020, firmata dal Direttore di FedePiloti Giacomo Scarpati e indirizzata “ai Capi Piloti e ai Pratici Locali avente ad oggetto : “Stato dei pagamenti degli armatori del Gruppo Caronte e Gruppo Tirrenia CIN.
Leggiamo infatti che: “nell’ambito di una ricognizione della situazione in essere riguardante gli armatori del Gruppo Caronte e del Gruppo Tirrenia CIN, ci occorre conoscere lo stato della regolarità pagamenti dei suddetti armatori per l’anno 2019. Pertanto, si pregano i Capi Piloti e Pratici Locali in indirizzo di voler indicare, rispondendo alla presente mail, la data dell’ultimo pagamento ricevuto dagli armatori appartenenti ai due gruppi citati, nonché, per ciascuno di essi, l’ammontare totale del fatturato e dei crediti non ancora riscossi nel 2019″.
Chiediamo, quindi, ai colleghi di FedePiloti il senso della fulminea presa di distanze dal comunicato di Unidos.Io, che segue evidentemente con “attenzione” la situazione di quelle realtà portuali, quando in realtà si è sostanzialmente allo scuro dei problemi dei propri iscritti.
La lettera del 24 gennaio ci sembra una implicità ammissione di colpevolezza, di disinteresse.
Perchè voler salvare le apparenze, dichiararsi informati e attenti e portatori di un dialogo aperto e continuo con la Compagnia debitrice, invece di seguire davvero le vicende e gli interessi dei propri iscritti?
Ci sembrano attitudini certamente autolesioniste ma soprattutto pericolose per la effettiva salvaguardia degli interessi di una categoria che FedePiloti dovrebbe rappresentare con onore, trasparenza, correttezza e onestà.
Ci preme in conclusione fare una precisazione che è per noi un distinguo fondamentale.
Servizio di pilotaggio e servzio di ormeggio non devono essere considerati come un unicum, la legge infatti prevede che l’unico servizio disciplinato e dedicato alla salvaguardia della sicurezza della navigazione, in tutta la Comunità Europea, è il Pilotaggio.
C.L.C. Vincenzo Bellomo – Presidente Unione Piloti.
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