Piloti e porto, una storia che viene da lontano – Chi sono i Piloti del Porto? Che lavoro svolgono? Di che cosa si occupano? Il mestiere del Pilota è forse poco conosciuto ma se ne trova traccia fin dalla storia antica. Dal Codice di Hammurabi, nelle figure dei “piloti” fluviali che solcavano il Nilo, tra i Fenici come “piloti d’altura”, fino ad arrivare alle Repubbliche Marinare e al Decreto di Pilotaggio emesso da Napoleone nel 1806. Troppo riduttivo e poco realistico definire il pilota un “parcheggiatore di navi”; è un mestiere non certo facile che richiede un’adeguata preparazione e una professionalità non comune. E soprattutto un lavoro di interesse pubblico. Il pilota può essere definito in molti modi: una “sentinella”, una garante della sicurezza di chi approda in porto e, non di rado, il pilota può essere definito “eroe”, quando si rende protagonista di qualche salvataggio difficile e impervio. Una figura versatile, che deve dimostrarsi pronta a tutto. O quasi.
La formazione – Ma Piloti del porto non si nasce. Certo il prerequisito è l’amore per il mare e tutto ciò che gravita intorno ad esso. Ma, soprattutto, servono costanza e voglia di imparare. La carriera del Pilota del porto inizia con una scuola superiore specializzata, prosegue con il conseguimento del titolo professionale di Allievo Capitano di Lungo Corso, poi Aspirante Capitano di Lungo Corso. Ma la strada è ancora lunga; acquisito il titolo di Capitano di Lungo Corso il pilota apprenderà direttamente sulle navi, maggiore conoscenza del loro utilizzo e la loro conduzione nella navigazione in tutti i mari del mondo, ecco spiegato il “lungo corso”.
Parole d’ordine: sicurezza ed esperienza – Sono loro i garanti della salvaguardia in mare con un servizio che è attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Il Pilota è sempre al suo posto a vegliare sulle aree portuali di tutta Italia. Il suo collegamento con le navi è la pilotina che lo conduce dal porto alla nave (quando il natante è in arrivo in porto), e al contrario dalla nave al porto (quando questa salpa e raggiunge il mare aperto). Dalla pilotina ,il pilota, raggiunge il ponte di comando arrampicandosi sulla biscaglina (scala di corda con gradini in legno “appesa” sulla fiancata della nave). Passa perciò da un mezzo instabile ad una talvolta difficile arrampicata, coordinabile con il bel tempo e molto meno quando le condizioni meteo marine sono avverse. Scalando la biscaglina si arrampica fino al ponte della nave e una volta in cima raggiunge il ponte di comando della nave, spesso anche al buio. Il pilota affianca il comandante la nave guidandoli con i suoi suggerimenti ad ormeggiarsi alle banchine fino ad un approdo sicuro.
Come detto non sempre le condizioni meteo sono favorevoli ed è proprio in situazioni di tempo avverso che si palesa ancora di più la vera professionalità del pilota: lo studio, infatti, non è sempre sufficiente per condurre una nave dentro e fuori il porto. Contano molto anche l’“arte” della manovra e l’esperienza, che portano a fare la cosa giusta al momento giusto, valutando appropriatamente le caratteristiche evolutive e di manovra della nave , velocità, tempi d’azione, ritardi, forze e ultimo ma non per importanza l’orografia del porto ed i suoi fondali e pericoli non visibili. Nervi saldi, capacità tecniche e il saper fare sono dunque le caratteristiche principali di chi svolge questa professione.
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