30.12.2019 – La Russia ha annunciato nei giorni scorsi che investirà 500 milioni di dollari in quattro anni nel porto siriano di Tartus che controlla attraverso un contratto di fitto di 49 anni, firmato nell’aprile di quest’anno. Lo ha annunciato Yuri Borisov, vice primo ministro russo.
Questo è di gran lunga il più grande investimento della Russia in Siria, dove Mosca sta cercando di consolidare la sua influenza. L’accordo di locazione dello scalo portuale di Tartus è stato raggiunto in via provvisoria nel 2018 ed ha consentito alla Russia di espandere la sua influenza nel Mediterraneo Orientale e di dotare la sua marina Militare di una nuova importante base logistica, le cui navi non devono più tornare negli home port del Mar Nero (attraversando lo stretto del Bosforo) per rifornirsi di provviste.
Tartus è l’unico scalo portuale e base militare controllato da Mosca al di fuori dell’ex Unione Sovietica. Nella guerra civile siriana, la Russia si è schierata al fianco del regime di Damasco salvandolo dalla capitolazione ed il porto di Tartus è un dei benefit di cui ha potuto godere per l’aiuto fornito.
Mosca ha preparato il terreno per ottenere il controllo del porto di Tartus per anni. Nell’ottobre 2018 il ministero dei trasporti siriano ha dichiarato di aver avviato una collaborazione con la società russa Stroytransgaz per un progetto per espandere lo scalo marittimo. Probabilmente sarà proprio Stroytranzgas, che opera in Siria dal 2000, a gestire il porto. Ad oggi sono stati implementati contratti per la costruzione del gasdotto arabo (AGP) con una lunghezza di 319 chilometri e un impianto di trattamento del gas n. 1 (Progetto di sfruttamento del gas dell’area sud-centrale) – GPP – 1.
Stroytranzgas, guidato da Gennady Timchenko, che è un membro della cerchia interna del presidente russo Vladimir Putin, è una delle vittime delle sanzioni economiche USA per i suoi legami con il Cremlino. La società ha costruito impianti di lavorazione del gas in Siria e controlla una miniera di fosfato e un impianto di produzione di fertilizzanti.
Secondo il viceprimo ministro russo Yuri Borisov, il suo paese ha avviato colloqui con il presidente siriano Bashar al-Assad per la costruzione di autostrade, aeroporti e un collegamento ferroviario chiave tra Tartus e l’Iraq che consentirebbe il transito di merci da e verso il Golfo.
E’ previsto inoltre che la costruzione di un hub portuale per lo stoccaggio del grano in Medio Oriente debba iniziare il prossimo anno. Negli ultimi anni, la Russia ha fornito alla Siria grano in grande quantità e si prevede che entro la fine del 2019 il volume di tale traffico si incrementerà di ulteriori 100.000 tonnellate.
Russia ed Iran sono in competizione per espandere la loro influenza sulla Siria devastata dalla guerra. A ottobre, Teheran è riuscito ad ottenere in concessione il terminal container di Latakia, che a 322 km dal principale porto israeliano di Haifa, costituisce un punto d’appoggio altamente strategico nel Mediterraneo orientale. La Russia dal canto suo può vantare nell’area una base aerea a Khmeimim, vicino al porto di Latakia. L’Iran inoltre sta anche lavorando alla costruzione di una centrale elettrica a Latakia.
Lo scalo marittimo di Latakia, di proprietà statale è il principale porto commerciale della Siria. Esso si estende per 135 ettari, vanta 32 banchine, 18 gru e un pescaggio di 14,5 metri. I suoi magazzini coprono 62,8 ettari e possono gestire circa tre milioni di tonnellate di merci all’anno.
Nel 2009, CMA CGM ha firmato un accordo di concessione con Latakia Port General Company (LPGC) per gestire il principale container terminal per un periodo di 10 anni (estendibile a 15 anni). La società che lo gestisce è un consorzio composto da CMA CGM / Terminal Link (51%) e Souria Holding (49%), una srl siriana. Il gruppo cinese COSCO SHipping è un azionista importante di Terminal Link.
Si dice che la Russia fosse contraria al contratto di locazione del porto di Latakia da parte dell’Iran, ma Teheran ha fornito al governo siriano miliardi di dollari di crediti e grandi quantità di carburante. Nonostante la loro collaborazione, la rivalità tra Teheran e Mosca appare ormai evidente nella Siria del dopoguerra.
L’Iran ha ripetutamente chiesto al governo siriano l’accesso ai suoi porti, per ovviare agli attacchi aerei israeliani contro i suoi traffici commerciali che fanno uso delle strade e degli aeroporti in Siria. Tuttavia, sotto la pressione della Russia, Damasco non ha collaborato. A partire dal prossimo ottobre, Teheran potrà contare su un “suo” porto che consentirà all’Iran di far transitare merci (ma secondo Israele, anche armi) verso il Libano.
Il controllo del porto di Latakia realizza il vecchio sogno iraniano di avere un accesso diretto al Mar Mediterraneo, da dove poter inviare merci, armi e aumentare la sua influenza politica a livello globale. Una presenza iraniana permanente a Latakia potrebbe rappresentare però un serio ostacolo per la Russia per portare avanti la sua strategia politica e militare nella regione.
Si ritiene che società collegate alla Guardia rivoluzionaria iraniana abbiano già iniziato a utilizzare il porto di Latakia, che diventerebbe la sponda mediterranea di una nuova via commerciale emergente che attraversa la cosiddetta regione della Mezzaluna sciita la quale include Libano, siria, Bahrain, Iraq, Iran, Azerbaijan, Yemen e la parte occidentale dell’Afghanistan.
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