20.10.20 – Di seguito la relazione del presidente dell’Unione Piloto, CLC Vincenzo Bellomo, con la quale si è aperta la 13esima assemblea annuale ordinaria, tenutasi quest’anno in videoconferenza, acausa del diffondersi della pandemia Covid 19. – “Carissimi amici e colleghi, è trascorso poco più di un anno dalla scorsa assemblea annuale e mai avrei immaginato il susseguirsi di tanti avvenimenti che hanno pesantemente inciso e continuano a condizionare il nostro modo di vivere a cominciare dalle modalità con cui si effettua questo incontro.
Non posso celare il rammarico di non poter incontrarvi insieme alle vostre famiglie ed agli altri amici ospiti.
Purtroppo, quest’anno, tutto ciò non è stato consentito dalla tragica situazione pandemica che ha investito il nostro amato paese.
Avendo aperto l’assemblea a chiunque volesse partecipare, voglio dare il mio più caloroso benvenuto alle Autorità, ai colleghi piloti e a tutti gli ospiti che partecipano in collegamento .
Quest’assemblea non sarà come le altre per molteplici aspetti. Avrete tutti notato che, quest’anno, non vi è una tematica specifica a cui si farà riferimento in quanto riteniamo che è in discussione il servizio di pilotaggio.
Assistiamo quotidianamente alla chiara intenzione di svendere la categoria al miglior offerente con prezzi di realizzo. Eppure non sono mancati i tentativi di instaurare un sincero e leale confronto finalizzato ad affrontare le problematiche del pilotaggio ed approdare ad una risoluzione che tenesse conto di tutti i legittimi interessi in gioco, senza svilire il ruolo del pilota. Su tale ferma convinzione, abbiamo portato avanti tesi che non avrebbero dovuto essere né vantaggiose né penalizzanti per il servizio di pilotaggio e di conseguenza per la categoria ma improntate a tutelare la nostra professione e che avrebbero dovuto avere l’ardito traguardo di contribuire a mantenere la dignità che la nostra professione rivendica con forza; dignità che deriva dall’esercitare un’arte che altri vogliono ridimensionare ad un mestiere.
Purtroppo gli eventi stanno raccontato un’altra storia. L’utenza tenta ancora di nascondere il proprio obbiettivo ossia quello di mettere mano alla ricchezza del pilota in modo indiscriminato, e dietro l’apparente apertura a mitigare gli effetti di una normativa avversa per i piloti si cela la cristallizzazione di una normativa che toglierà per sempre ai piloti la possibilità che gli vengano riconosciuti i propri diritti. Ci troviamo di fronte ad una assurda condizione di vassallaggio che presuppone la resa incondizionata della nostra professione, accettata anche da chi non dovrebbe.
Si discute di rifondazione della categoria, di come affrontare i cambiamenti che interesseranno il servizio di pilotaggio partendo, però, dai contenuti degli studi commissionati al Brattle Group e al CIELI, che come noto avvicinano il servizio di pilotaggio ad un servizio eseguito da un ente privato e per tanto sono stati ampiamente censurati dalla nostra associazione in quanto non reputata la strada da seguire per il bene della categoria così come espresso dalla documentazione inviata a tutti i colleghi.
Eppure, rimango incredulo di fronte all’apatia, al disinteresse, al non voler né vedere né capire. Ritengo che la nostra associazione è stata estremamente puntuale nel mettere al corrente di tutte le azioni intraprese, di tutti i dubbi e le incertezze derivanti dai vari iter burocratici su cui non ritengo adesso necessario ulteriormente soffermarmi.
Per aver informato del tentativo di estromissione dalle decisioni che avrebbero penalizzato la categoria, invece di ottenere consenso per essere stato l’ unico soggetto a cantare fuori dal coro perché aveva visto lontano, ho dovuto prendere atto del totale disinteresse.
Anche per aver osato difendere il godimento dei mezzi nautici nella misura del 5% ha sortito il magro e vergognoso risultato di far conoscere ai partecipanti il livello culturale di alcuni e nel contempo si è legittimata la riduzione del contributo.
Avrei preferito poter essere smentito punto su punto a seguito di costruttivi confronti purtroppo mi aspetto nel tempo che scelte da noi non condivise provochino disastri, da noi annunciati, nel servizio di pilotaggio come avvenuto ad esempio nella responsabilità civile del pilota.
Forti dei risultati e delle nostre ragioni quindi possiamo andare solo avanti.
Spesso siamo stati indicati dalle istituzioni come un associazione capace di creare solo dissapori, bene, mi preme chiarire che questo non corrisponde al vero, ho estrema fiducia nelle autorità purtroppo alcune situazioni che vedono le nostre richieste inevase da tempo come la rideterminazione del contributo federale fermo dal 2017, la richiesta senza risposta di sapere cosa sia previsto in occasione del rilascio dell’attestato di pilota e più specificatamente se sia valida la visita medica biennale, in osservanza della risoluzione IMO 2030, oppure sia sufficiente l’inferiore certificazione del medico competente, ed in ultimo ma non per importanza, le richieste alle autorità periferiche, come ad esempio, il pronunciamento sulla perizia dei mezzi nautici richiesta da nostri iscritti veneziani, ci mettono nelle condizione di dover assumere posizioni forti.
La necessità di trattare in modo distinto il servizio di Pilotaggio non può essere affatto considerata una banalità in quanto le Amministrazioni competenti hanno l’obbligo di individuare con rigore una formula che coniughi le esigenze del servizio di pilotaggio, non esposto a concorrenza, e quanto esplicitamente richiesto dalla Regolamento 352/2017.
Atteso che la nostra formula, in modo sempre più frequente, si voglia allineare ad altri servizi portuali, perché gli elementi che per il servizio di pilotaggio sono messi in discussione sono, invece, accettati supinamente per un servizio portuale, che ha una formula pressoché identica? Per aver messo in risalto tale incongruenza ed avendo toccato il nervo scoperto siamo stati aspramente criticati da tutti e in particolar modo dal medesimo servizio portuale
Vorrei pregare qualcuno di voi di svelarmi alcuni arcani sulle nostre richieste e precisamente è stato chiesto che:
⦁ La paga base di un pilota fosse collegata alla professione di riferimento cioè quella di un 1° ufficiale di coperta. L’equivalente corrispettivo per il servizio di ormeggio è commisurato al 3° livello dei porti.
⦁ Il fattore K1, come è noto, misura la disponibilità dei piloti della corporazione in servizio ed è relativa alla presenza degli stessi in stazione. Esso, quindi, dipende non tanto dalla volontà dei piloti ma discende dal comando legislativo di “essere in permanente offerta al pubblico” dovendo erogare il servizio senza ritardo. Mentre per noi tale elemento è in discussione ed è parametrato all’effettiva presenza dei piloti, per gli ormeggiatori viene riconosciuta un’indennità che maggiora il loro minimo conglobato del 55% solo perché garantiscono il servizio 365 giorni l’anno. Perché questa disparità?
⦁ Non capisco come mai la frequenza dei corsi IMO permette agli ormeggiatori l’accesso al 1° livello che comporta un aumento di paga mentre per i piloti l’aggiornamento professionale serve per mantenere la propria licenza. Comunque, ritengo inspiegabile quale valore aggiunto fornisce il corso radar agli ormeggiatori.
⦁ La richiesta del Ministero di rendere più trasparente la tariffa di pilotaggio, in ragione dell’entrata in vigore del regolamento europeo 352/201,7 mal si concilia con la nota del 10 agosto 2020, specie se si tiene conto che tutte le incongruenze evidenziate dallo stesso studio non trovano soluzione nel documento finale.
Non avrei mai voluto pensare che vi sia in atto il progetto che vede i piloti come ultimi nei servizi tecnico nautici anche se i fatti avvalorano tale sospetto. Appare evidente che, con la circolare inviata ai capi piloti il giorno successivo la riunione ministeriale, l’accordo al ribasso era stato già trovato, con la sola eccezione dell’Unione Piloti, e la richiesta dei dati da mettere in formula evidenza la maldestra azione di mascherare la resa incondizionata operata per difendere il privilegio di gestire da sola il contributo “Federale” del 2%.
Mi chiedo come mai un’azione così ambigua, non abbia prodotto un’alzata di scudi.
Confesso che le rassicurazioni ai colleghi sul fatto che adesso la tariffa potrebbe aumentare ed in seguito, produrrà ulteriori e considerevoli aumenti, non mi convincono. Anzi è necessario fugare ogni dubbio o equivoco in merito. L’aumento della tariffa sarà prodotto da una drammatica riduzione dei traffici, se si prenderanno in considerazione i periodi in cui gli effetti covid 19 sono stati preponderanti, mentre saranno limitati se questi saranno mitigati da “salvo intese”.
Le disposizioni Ministeriali, così come impartite lo scorso 13.10.2020, prevedono lo sviluppo su vari periodi, alcuni comprensivi dei periodi di influenza Covid 19 e altri non.
La conseguenza potrebbe essere quella di non produrre aumenti tariffari significativi i quali nella migliore delle ipotesi produrranno un mantenimento delle attuali basse ripartizioni, mentre la gravità delle modifiche concordate con l’utenza produrranno sicuramente il taglio degli stipendi dei piloti.
Non voglio credere nemmeno ai proclami su fantomatici salvataggio del “fondo”.
Sono, invece, profondamente preoccupato sulla vulnerabilità che si vuole porre in capo alla nostra categoria, farci considerare l’accordo raggiunto come il risultato di una grande strategia o addirittura il frutto di un abile lavoro sindacale è quello che alcuni vorrebbero, in realtà la categoria si troverebbe sempre sotto scacco costretta a mediare anche sulle più legittime richieste, almeno fino a quando la vulnerabilità non sarà sanata.
Avevamo promesso di dare maggior ascolto ai piloti poiché pienamente convinti che la nostra esistenza è dovuta a voi ed alla fiducia che ci accordate ed è venuto il momento che fate sentire a gran voce le vostre ragioni e sarò eternamente grato a colui che volesse fugare i dubbi che, precedentemente, ho espresso.
Grazie per la vostra attenzione”.
Vincenzo Bellomo
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